L’ex numero 8 giallorosso si racconta a 360 gradi
Diego Perotti ha rilasciato una lunga intervista a gazzetta.it, parlando del suo amore per la Roma, dei suoi ex compagni di squadra e allenatori, e dei suoi ricordi più belli in Italia.
Roma, amore eterno
“È praticamente l’unica squadra che guardo giocare, sono innamorato di Roma e della Roma. Vedo tutte le partite. Ha una squadra da Champions e lì merita di stare. Credo che per raddrizzare la stagione non servisse niente di speciale, se non avere rispetto dei ruoli e della piazza. Esattamente quello che ha fatto Ranieri“.
La Roma di Spalletti, una squadra da sogno
Perotti ha ricordato con nostalgia la Roma di Spalletti: “Eravamo una squadra pazzesca, soprattutto i primi anni. C’erano giocatori fantastici: penso a Salah e Dzeko, a Nainggolan, De Rossi, Rudiger e tantissimi altri. Oggi una rosa del genere lotterebbe per il primo posto. In più, eravamo allenati da un genio come Spalletti. E non ho nominato Totti… lui faceva un altro sport“.
Totti, un giocatore incredibile
“Francesco era veramente incredibile“, ha raccontato Perotti. “A volte lo guardavi e pensavi ‘ma veramente io gioco con questo qui?’. Io sono cresciuto al Boca con il mito di Riquelme e Francesco lo metto con lui nel mio Olimpo personale. Tirava in porta come nessuno al mondo. E poi i lanci, i tocchi di prima nello spazio, i colpi di tacco. Era magia pura“.
Gasperini, il mentore
“Gasperini mi ha cambiato la carriera“, ha rivelato Perotti. “Io arrivavo da Siviglia, ero demotivato e vivevo con la paura di farmi male di nuovo. In più, non capivo la lingua. Lui, invece, mi ha fatto rinascere. Ha modificato il mio modo di vedere non solo il calcio, ma anche la vita. Ho tantissimi ricordi che mi legato a lui. Due cose su tutte: l’intensità che pretendeva e la sensazione, quando entravamo in campo, di poter fare almeno 2 gol a tutti“.
Rigori, un’arte
“Nei rigori ero il migliore in Italia“, ha affermato Perotti. “E non ne trovo uno più bravo di me nemmeno oggi in Serie A. Li tiravo in un modo speciale. Ho imparato grazie ai portieri del Siviglia che si fermavano con me a provare a fine allenamento. Camminavo, quasi fino a fermarmi e poi calciavo. Poi ci vuole una certa personalità a camminare al derby sullo 0-0 con 70mila persone che fischiano“.
Infortuni, un tormento
“Gli infortuni sono stati un tormento“, ha confessato Perotti. “In carriera ne ho subiti 39, tra strappi, fastidi muscolari e chi più ne ha più ne metta. Non ho mai avuto infortuni gravi, ma erano continui. Giuro, non so cosa avrei pagato per passare un anno intero senza mai farmi male. Chissà che carriera sarebbe stata…“.