Walter Sabatini, ex direttore sportivo ha rivissuto alcuni momenti trascorsi in giallorosso
Walter Sabatini, ex direttore sportivo della Roma, si è raccontato in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, ripercorrendo alcuni dei momenti più significativi della sua carriera in giallorosso.
Il Bologna e la corsa Champions
Sabatini ha espresso la sua ammirazione per il Bologna di Italiano, candidato a un posto in Champions League: “Il Bologna è forte e lo merita. Italiano è bravo, ha cancellato i vizi antichi, non ha più problemi di equilibrio. Poi ci sono i giocatori e la struttura. Hanno una difesa solida e un centrocampo che ti ammazza. Il vero colpo è stato recuperare Freuler, con lui giocano tutti meglio. Lo svizzero è da Juventus o Inter, non so perché l’Atalanta lo abbia lasciato andare“.
La Roma delle 10 vittorie consecutive
Uno dei momenti più emozionanti della sua esperienza alla Roma è stato il record delle 10 vittorie consecutive con Rudi Garcia in panchina: “Mi sono sentito a mio agio, un regalo alla gente. C’era da poco Rudi, mi ‘prendevano per il culo tutti’. Ricordo i messaggi: ‘Abbiamo preso il sergente Garcia’. Ma ero sicuro che avrebbe fatto bene e ho avuto ragione“.
Il centrocampo stellare e i caratteri forti
Sabatini ha elogiato il centrocampo di quella Roma, definito “irripetibile”: “Totti stava bene e faceva la differenza, poi un centrocampo irripetibile: Strootman, De Rossi, Nainggolan, Pjanic e Keita. Che giocatore Seydou, un capo tribù, ti guardava con lo sguardo del capo e nessuno osava contraddirlo. E in campo era cattivo, non sbagliava mai una scelta“.
I colpi Salah e Dzeko
Sabatini ha raccontato aneddoti sui suoi acquisti più importanti, come Salah e Dzeko: “Su Salah vi voglio dire invece una cosa. A volte non ho preso un giocatore perché dopo averci cenato capivo che era un cretino. Con Salah è stato tutto l’opposto. Andai a Londra 3-4 volte, lo incontravo dopo le 19 per il Ramadan, quando poteva bere. E mi sono trovato davanti un uomo vero, pieno di valori, pronto al sacrificio“.
“E quando andò a Sarajevo a prendere Dzeko? È stata dura soprattutto per Martina, che è un suo amico di famiglia. Ci siamo visti a Trieste, in 7-8 ore di macchina l’ho intossicato con le sigarette. Fuma anche Silvano, ma un conto è una sigaretta e un altro morire in una nube tossica. Dzeko è il falso nove per eccellenza: un po’ dieci e un po’ nove”.
Il rimpianto Rabiot
Il più grande rimpianto di Sabatini è non essere riuscito a portare Rabiot alla Roma: “L’unico vero grande rammarico è Rabiot, tutta colpa di sua madre, Veronique. L’anno prima il Psg mi aveva dato dato più di 30 milioni per Marquinhos, non potevo portarlo via a zero. Quando lei lo ha saputo è impazzita. Odiava il Psg, ma forse voleva pure i soldi dell’indennizzo, oltre ai 3 milioni di commissione. Ricordo Massara che traduceva, ma si vergognava di riversarle tutti gli insulti che le dicevo“.